Nove agosto. La mezzanotte è passata da un pezzo, siamo già al dieci. Una giornata di preparativi per il compleanno di mia figlia. Diciotto anni.
I miei diciotto, li festeggiai con un abito lungo e balli lenti, senza torta di compleanno, con l'originalità di tante coppette di gelato alla frutta disposte a formare una torta. Una candelina simbolica sulla sommità di un gelato ai mirtilli.
Ci avevo pensato a lungo: festeggio? non festeggio? Ci ho pensato per mesi poi, quell'anno, mi sono fidanzata a gennaio e ad aprile ero ancora felice così decisi: festa!
Però le candeline no, quel rito sempre uguale e le canzoncine stonate, mi immalinconivano.
Del resto il giorno del compleanno ho la tendenza a non trascurare una vena di tristezza che corre sottopelle già qualche giorno prima e poi affiora, anche negli anni più fortunati e sereni.
Qualcuno mi ha detto che accade a chi è nato con un parto difficile. Sarà..., in effetti è così, parto difficile, anzi difficilissimo, divenuto leggendario nelle memorie familiari.
Da adulta ho cominciato a concedermi o ad accettare le candeline, feste di solito non ne faccio, preferisco una cena in famiglia, preferibilmente che non sia io a preparare.
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