domenica 20 maggio 2012

ABBIAMO SMESSO DI RACCONTARE?

Ero in piazza giovedì scorso, il giorno della manifestazione contro il terrorismo.
Ero in piazza ieri per le inutili e impotenti parole  e poi per offrire un minuto intenso di silenzio alle ragazze di Brindisi.
Ero in piazza con molti vecchi giovedì, io che ho più di cinquant'anni mi sentivo una ragazza e, in effetti, l'attentato ad Adinolfi ha evocato dentro di me l'angoscia e la rabbia della ragazza che ero durante la stagione del terrorismo. Non ho  dimenticato lo sguardo di una compagna che aveva perso il padre in un attentato, non ho dimenticato i racconti di mio padre giornalista, cronista di giudiziaria, ben consapevole della responsabilità degli organi di informazione, non ho dimenticato la mattina in cui a scuola è arrivata la notizia del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.
Giovedì mi dispiaceva sentirmi una ragazza, si percepiva l'assenza dei giovani. Troppo pochi quelli presenti.
Ieri i giovani c'erano, certo, l'attentato di Brindisi è stato uno scossone alle loro sicurezze, ha attraversato le loro menti e li ha spinti in piazza. Li ho visti già per strada, sui motorini, da soli, a piccoli gruppi, chi c'era fin dall'inizio, chi è arrivato quasi alla fine ma è arrivato.
Li ho guardati e mi dispiaceva lo stesso, mi dispiaceva che un terremoto li avesse cacciati fuori.
Pensavo a quanto sia difficile raccontare. Pensavo: abbiamo raccontato abbastanza a questi ragazzi di quel tempo che pensavamo consegnato al passato? Abbiamo raccontato le nostre paure, le immagini mai cancellate, abbiamo consegnato con le nostre parole la memoria di una stagione? Abbiamo raccontato l'orrore davanti a immagini televisive quando ancora non avevamo a disposizione tutte le informazioni in tempo reale e la notizia ci arrivava lenta come un'onda che poi si abbatteva con uno schianto? Abbiamo raccontato che non c'erano talk show cui assistere perciò eravamo noi a parlarne insieme agli altri, a scuola, nei luoghi di lavoro, nei negozi, per strada e pian piano alimentavamo la nostra coscienza insieme all'angoscia?La coscienza si irrobustiva e reggeva l'angoscia.
Ieri ho pensato che ai giovani giunti in piazza era disponibile solo l'angoscia e ho pensato che dobbiamo tutti, riprendere a raccontare il frammento che abbiamo vissuto e che insieme al frammento degli altri compone un pezzo di storia.