Ora ci aspettiamo che il governo dei tecnici sia in grado di tirarci fuori dai guai. Ci aspettiamo di dover fare dei sacrifici perchè salvatori della patria non ce ne sono, il paese lo possiamo salvare tutti insieme, questo lo dovremmo sapere.
In gioco c'è la serenità di tutti, la sopravvivenza di molti, il futuro dei giovani.
In gioco c'è la credibilità dell'Italia e, a questo proposito, spero che la transizione serva per recuperare il rapporto con la parola sobrietà.
Sobrietà nella politica, nei consumi, nel linguaggio, nei comportamenti.
Quasi vent'anni di accumulo di tivù spazzatura, di politica spazzatura, di leggi ad personam, di conflitti di interessi, di mortificazione dell'immagine della donna, di danni alle nuove generazioni, alla scuola, alla cultura, ai più deboli. Vent'anni sono sufficienti per una metamorfosi, per un cambiamento profondo, per un'impronta visibile. Ce ne vorranno altri venti? Cominciamo a lavorarci, buttiamo via piano piano dalle nostre teste, dalle nostre case, dalle nostre abitudini di vita, dal nostro linguaggio, dalle nostre scelte tutto quello che vi è stato introdotto. Certo qualcuno di noi ha resistito, chi più, chi meno, qualcuno è stato consapevole, qualcuno è stato sempre contro. Però...cerchiamo, proviamoci lo stesso, qualcosa da buttare via lo troveremo anche noi. Sarà un sollievo.
Il sollievo della sobrietà.
domenica 13 novembre 2011
F come Fragilità
Il dopo alluvione è stato un mix di dolore e depressione, il dolore per le vittime, prima di tutto, poi il dolore per la fragilità della città e la depressione per le parole vuote, per la retorica, per le ambiguità e la superficialità.
Nel Settanta avevo undici anni, non avevo fratelli e sorelle più grandi a cui attaccarmi per andare a spalare, ero una scout ma a noi " piccoli" ci hanno lasciato a casa e, dopo qualche giorno, nella sede a fare pacchi di vestiti. Guardavo i ragazzi più grandi come eroi. Mio padre era cronista in un giornale cittadino, arrivava a casa e ci raccontava, ci descriveva il disastro dell'acqua e dell'esondazione, una mattina, mi ha portato a vedere la piazza della stazione Brignole dall'alto, da via Gropallo, non ho mai più dimenticato il paesaggio che mi sono ritrovata davanti, ricordo il grigio del fango e un'automobile su un albero.
E' passato tanto tempo, da allora quando cade molta acqua la paura si fa strada dentro di noi, Sestri Ponente l'anno scorso è stata la conferma che poteva ancora accadere, che può sempre accadere.
Ora ci interroghiamo se sia possibile raggiungere un livello alto di sicurezza, se ci siano e quali siano le responsabilità e di chi, di quanti nel corso di quarant'anni hanno sottovalutato, hanno imparato a convivere con il ricordo di una tragedia e forse a rimuoverlo, non si sono assunti le proprie responsabilità, tutti, dagli amministratori ai cittadini, nei confronti di una città fragile, di un territorio difficile.
La nota positiva è che dopo tanti è anni è rimasta intatta la capacità di solidarietà e tanti, tantissimi ragazzi, come allora, sono andati a dare una mano.
In questo Genova non è fragile.
Nel Settanta avevo undici anni, non avevo fratelli e sorelle più grandi a cui attaccarmi per andare a spalare, ero una scout ma a noi " piccoli" ci hanno lasciato a casa e, dopo qualche giorno, nella sede a fare pacchi di vestiti. Guardavo i ragazzi più grandi come eroi. Mio padre era cronista in un giornale cittadino, arrivava a casa e ci raccontava, ci descriveva il disastro dell'acqua e dell'esondazione, una mattina, mi ha portato a vedere la piazza della stazione Brignole dall'alto, da via Gropallo, non ho mai più dimenticato il paesaggio che mi sono ritrovata davanti, ricordo il grigio del fango e un'automobile su un albero.
E' passato tanto tempo, da allora quando cade molta acqua la paura si fa strada dentro di noi, Sestri Ponente l'anno scorso è stata la conferma che poteva ancora accadere, che può sempre accadere.
Ora ci interroghiamo se sia possibile raggiungere un livello alto di sicurezza, se ci siano e quali siano le responsabilità e di chi, di quanti nel corso di quarant'anni hanno sottovalutato, hanno imparato a convivere con il ricordo di una tragedia e forse a rimuoverlo, non si sono assunti le proprie responsabilità, tutti, dagli amministratori ai cittadini, nei confronti di una città fragile, di un territorio difficile.
La nota positiva è che dopo tanti è anni è rimasta intatta la capacità di solidarietà e tanti, tantissimi ragazzi, come allora, sono andati a dare una mano.
In questo Genova non è fragile.
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