domenica 13 novembre 2011

F come Fragilità

Il dopo alluvione è stato un mix di dolore e depressione, il dolore per le vittime, prima di tutto, poi il dolore per la fragilità della città e la depressione per le parole vuote, per la retorica, per le ambiguità e la superficialità.
Nel Settanta avevo undici anni, non avevo fratelli e sorelle più grandi a cui attaccarmi per andare a spalare, ero una scout ma a noi " piccoli" ci hanno lasciato a casa e, dopo qualche giorno, nella sede a fare pacchi di vestiti. Guardavo i ragazzi più grandi come eroi. Mio padre era cronista in un giornale cittadino, arrivava a casa e ci raccontava, ci descriveva il disastro dell'acqua e dell'esondazione, una mattina, mi ha portato a vedere la piazza della stazione Brignole dall'alto, da via Gropallo, non ho mai più dimenticato il paesaggio che mi sono ritrovata davanti, ricordo il grigio del fango e un'automobile su un albero.
E' passato tanto tempo, da allora quando cade molta acqua la paura si fa strada dentro di noi, Sestri Ponente l'anno scorso è stata la conferma che poteva ancora accadere, che può sempre accadere.
Ora ci interroghiamo se sia possibile raggiungere un livello alto di sicurezza, se ci siano e quali siano le responsabilità e di chi, di quanti nel corso di quarant'anni hanno sottovalutato, hanno imparato a convivere con il ricordo di una tragedia e forse a rimuoverlo, non si sono assunti le proprie responsabilità, tutti, dagli amministratori ai cittadini, nei confronti di una città fragile, di un territorio difficile.
La nota positiva è che dopo tanti è anni è rimasta intatta la capacità di solidarietà e tanti, tantissimi ragazzi, come allora, sono andati a dare una mano.
In questo Genova non è fragile.

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