mercoledì 22 agosto 2012

DIARIO D'AGOSTO 21

Ventuno agosto. Per ragioni che non sto a spiegare, quest'anno il riposo è forzato, non soltanto cercato e scelto come in altre occasioni. E' stata necessaria una scelta drastica: niente auto, niente giri fuori dal paese, niente corse al mare. Una scoperta. Intanto, il silenzio, il tempo per noi stessi e per gli altri, il tempo per la lettura e la scrittura. Mi muovo in un raggio limitato, quindi mi addentro, vado in profondità, miglioro la mia capacità di osservazione. Scendo la via San Bartolomeo, guardo un portone con il battachio a manina, guardo un portone con una vetrata policroma, guardo la porta di una cantina con una breccia per lasciar passare una gatta nera e grigia, guardo in alto una decorazione natalizia dimenticata, penso a Perec e al suo Tentativo di esaurire un luogo parigino. Salgo la via San Bartolomeo e guardo le finestre, una ha una pianta finta di petunie, un'altra ha una zanzariera bianca, una lascia vedere un soffitto affrescato azzurro. Scendo e salgo più vokte al giorno. Penso sempre a Perec. Sarà una fissazione. Ci sono stata davvero una volta nella Place St. Sulpice e ho riconosciuto tutto quello che c'è nel libro. Il libro di Perec che preferisco però è un altro, si intitola Specie di spazi, alla fine Perec dice che non ce la fa a pensare alla campagna perchè in fondo è un'utopia, un'idea, per lui non esiste, il suo habitat è la città. Anch'io la penso così e allora  utilizzando un altro titolo di un famoso libro ( Chatwin) dovrei chiedermi Che ci faccio qui?. Ma, in fondo, Apricale non è proprio campagna, è una minuscola città medievale, lo scenario giusto per un racconto di Calvino. Allora lo so che ci faccio qui. Immagino. Scendo la via San Bartolomeo e immagino, nel mio forzato riposo, un personaggio al confino in un  borgo medievale. Salgo la via San Bartolomeo e immagino una donna amica di un famoso pittore francese. Lo spazio si dilata, ben oltre Apricale.

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