Sedici agosto. Il sedici agosto penso sempre a mia nonna. Il sedici agosto era il suo compleanno, la sua seconda festa di compleanno, infatti era nata un giorno di luglio ma era stata registrata quasi un mese dopo e sulla carta d'identità risultava la data della registrazione sedici agosto millenovecento. Fin da ragazza festeggiava le due date, naturalmente si aspettava due regali.
Le ragazze dell'Accademia hanno avuto una giornata movimentata, c'era da allestire la mostra e da preparare tutto perchè la ragazza scultore parte, ritorna al mare da dove è venuta, dove c'è un campo con alberi da frutto, lo spazio per scolpire e una roulotte che, nel tempo, è diventata una casa, un rifugio per pensare e sognare. Parte con il marito che porta via la sua cartella di raffinati disegni, lasciandone qualcuno nel paese come pegno d'amicizia, porta via un quadernetto di appunti e schizzi, un prezioso libretto d'interpretazione del mondo. Parte con la sua bambina bionda, che cresce libera di testa e di cuore, tra materiali che prendono forma e strane creature che escono magicamente dalla punta di una penna, che vive l'alchimia dell'arte, la sapienza di una vita essenziale, il nomadismo necessario per apprendere. Parte e il paese saluta e si commuove.
La ragazza burattinaia vive la prima febbre del suo bambino e si chiude in casa per curarlo, mette in scena tutte le sue arti per farlo sorridere, aspetta con pazienza. La febbre passerà e il bimbo sarà più alto, dicono le donne anziane.
Chi parte e chi arriva, l'atelier accoglie due nuovi artisti, di nuovo una coppia perchè l'arte è una passione che a volte si somma ad altra passione. Un'altra ragazza dell'Accademia, più giovane, una ragazza piccola e minuta, una ragazza che accarezza i muri, li guarda, allunga la mano, ne sente le crepe, la materia, le rughe, l'età e la sofferenza. Poi fa un quadro che è la sintesi, il ritratto dell' energia che ha sentito accarezzando il muro. Una ragazza che, la sera, canta il blues.
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