E' incominciata la stagione del giardino. E' un tempo di speranze. Pulisco il giardino, lo aiuto a scrollarsi l'inverno di dosso, gli affido nuove piante, divento premurosa. Il mio giardino è uno spazio paziente, sopporta la mia passione per le tribù, per le contaminazioni e le differenze, sopporta il mio horror vacui e accoglie l'acero vicino alla mimosa, il ciliegio poco distante da un arancio che è poco distante da un limone e da un kunquat e da un alberello di rose..... Le new entry di questo inizio di stagione sono un prugno, due piante di rose ( una è la rosa bruna da sciroppo!), lavanda e altre piccole piante per gli anfratti, gli angoli, le fessure. Scendo in giardino da una scaletta di tre o quattro gradini, al mattino quando apro le finestre o la sera prima di chiudere, mi piace soffermarmi, lasciar correre lo sguardo da una pianta all'altra, di colore in colore, i verdi, tanti e diversi, il rosa della fucsia, il lilla dell'ortensia, il viola della lavanda, il giallo delle margherite, il bianco delle rose.
Descritto così sembra un giardino da rivista, no, è un giardino improbabile per gli accostamenti e piuttosto disastrato per le scorribande del nostro cane, 40 chili di golden retrivier , un fanatico del lancio della pallina.
Quest'anno ho sperimentato il compostaggio con tanto di compostiera ritirata presso l'AMIU, ho concimato col primo concime prodotto con i rifiuti del giardino stesso e della cucina ( foglie, rametti, bucce di frutta, avanzi di verdura, gusci d'uovo, fondi di the e di caffè). Ora è un giardino sostenibile. La presenza del cane e di diversi gatti mi impedisce di tenere una piccola zona a orto però mi arrangio con microcoltivazioni in vaso: maggiorana, rosmarino,salvia, prezzemolo, fragole,spinacetti,fagiolini nani.
E poi...c'è un grande ciliegio, vecchio e contorto che ogni anno regala a noi e a una colonia di uccelli famelici e chiassosi un bel po' di frutti. Il ciliegio è anche la base aerea del nostro gatto rosso.
La stagione del giardino è piena di promesse, di amici, di chiacchiere, di libri letti all'ombra del ciliegio, della prima pagina della storia che ho in testa e che presto comincerò a scrivere.
Nel giardino dei miei genitori vive Tobia, una tartauga dall'età oramai indefinita e del tutto ininfluente. la guardo spesso nel florilegio primaverile affrontare con caparbietà il sentiero che di anno in anno si scava tra la dicondra, avanti e indietro dall'alba al tramonto, senza un ripensamento, senza un'esitazione, del tutto indifferente al giardino intorno, di cui pare percepire solo le estremità coi loro mattoni rossi, contro cui, a volte senza dolore sbatte e da cui senza entusiasmo si allontana. avanti e indietro, senza esitazioni, il collo teso verso una meta inesistente, senza mai posare uno sguardo obliquo sull'intorno. Persa in un giardino di cui conosce solo i confini.
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