In piazza c'era tutto e anche qualcosa di più. C'erano le magliette con la scritta SE NON ORA QUANDO? C'erano le sveglie, sveglie da negozio del rigattiere, sveglie colorate da bambini, sveglie giganti, sveglie da viaggio. C'erano i cellulari, trillavano già prima dell'ora convenuta perchè tutti facevano le prove e tentavano di selezionare una suoneria realistica " da sveglia" e non il Bolero, il canto del gallo, l'urlo Sioux o il cucù. C'erano l'inno nazionale e Bella ciao, c'era la bandiera italiana e c'erano le fiaccole. C'erano i cartelli per la Libia, la Tunisia, l'Egitto, c'era il nome di una ragazza uccisa da un uomo, c'era la mimosa nella carta argentata. In piazza c'erano le donne del movimento femminista,c'erano le donne che il femminismo per tante ragioni se lo sono perso e ora vogliono dire che ci sono, che anche loro vogliono contribuire, che hanno capito dopo e sono contente di avere un'occasione di partecipare a un nuovo movimento. C'erano le quarantenni e le trentenni e le ventenni e le quindicenni e le bambine. C'erano anche i bambini, i maschi, con le loro mamme e anche qualche papà.
Vedere tante donne giovani mi ha rallegrato, mi sembrava di guardare in faccia il futuro, sì, quello che ha tanti sabotatori, quello che sembra impossibile, deprivato di fondamenta, quello per cui tutte pensiamo si debba ancora lottare. Ieri, in mezzo a tante ragazze, d'improvviso il futuro aveva il viso di Eleonora, di Enrica, di Francesca, di Astrid, di Sara, di Laura.
Il viso di Zenebech, italiana con la pelle nera.
Andiamo avanti, tutte insieme.
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