domenica 6 novembre 2011

S come Silenzio

E' in questa domenica di silenzio che desidero rompere il silenzio nel quale ho abbandonato questo blog per mesi.
Mi preparavo a un viaggio e avevo bisogno di silenzio.
Ho fatto il viaggio e , dopo, ho avuto bisogno di silenzio.
Oggi ho pensato alle donne e alle piccole donne uccise dalla furia dell'acqua nella mia città e solo il silenzio può accogliere la tristezza per questa tragedia.
Voglio scrivere poche parole, i loro nomi: Gioia, Janissa, Serena, Shpresa, Angela, Evelina.

martedì 5 luglio 2011

SPOSI IN PRIMA PAGINA

Domenica scorsa ( 3 luglio) sulla prima pagina de La Stampa c'era una bella fotografia con due sposi , lui in scuro, lei in bianco, ridono sotto un ombrello verde sorpresi forse da qualche goccia di pioggia.
In alto tra le notizie varie anticipate in prima pagina una piccola foto/francobollo di Charlene e Alberto di Monaco, le nozze vip dell'estate.
Le nozze di Gaetano Tuccillo, morto in Afghanistan il venerdì o il sabato, hanno avuto l'onore della prima pagina, il matrimonio di due giovani qualunque con gli abiti belli per il loro giorno di felicità, che ispirano un'immediata simpatia per la loro risata aperta.
La foto del matrimonio in prima pagina per questa giovane donna che resta sola, da riguardare qualche volta, la prima pagina riservata alle principesse e , qualche volta, alle star dello spettacolo. Non è una consolazione certo ma è una gentilezza che la redazione della Stampa ha deciso di fare.
Giornalismo in controtendenza: una pagina di gentilezza.

sabato 11 giugno 2011

A come Acqua

Mio figlio, quando aveva tre anni ed era appena arrivato dall'Etiopia, non riusciva a smettere di stupirsi della magia dell'acqua che usciva dal rubinetto, con un semplice gesto, fresca o calda secondo le esigenze. Sugli altipiani le notti sono molto fredde, ricordandosene diceva sempre: " Quando sarò grande porterò l'acqua calda in Etiopia per lavarsi al mattino".
I primi giorni mangiava e si teneva un bicchiere pieno d'acqua vicino al piatto, lo beveva lentamente tutto in una volta a fine pasto, non riusciva a immaginare che ce ne sarebbe stato un altro quando lo avesse desiderato. Era abituato a resistere alla sete.
Ha dimenticato tutte le parole della sua lingua, tranne una: Uhà. Acqua.
Mia figlia raccontava le giornate in cui le donne, tutte insieme, grandi e piccole, andavano a prendere l'acqua,in un posto lontano dalle loro case, dove facevano il bagno, si lavavano i capelli, le bambine giocavano, un ricordo bellissimo, al ritorno cantavano, erano felici perchè avevano una provvista d'acqua per molti giorni. Un ricordo doloroso: la notte in cui sono arrivati i nemici, per prima cosa hanno sparato nelle cisterne disperdendo l'acqua.
In ogni parte del mondo l'acqua è un bene irrinunciabile, è madre e vita, come la terra.
L'acqua in ogni parte del mondo deve essere disponibile.
L'acqua in ogni parte del mondo deve essere pubblica.
Domani diciamo SI. Diciamolo con il nostro voto al referendum.

lunedì 30 maggio 2011

V come VITTORIA

Lungo silenzio. Sono andata in giro per le presentazioni del mio libro. Napoli e poi Sassari.
Sul traghetto del ritorno, venerdì sera, il venerdì prima dei ballottaggi per intenderci, i passeggeri guardavano la televisione. Quattro televisori nei quattro angoli della sala bar, uno sintonizzato su canale cinque con tre, quattro persone davanti ( una dormiva), gli altri tutti su Anno Zero con gente seduta, in piedi, tutti attenti e seri. Un bel segnale, mi sono detta.
E oggi VITTORIA! La primavera di un popolo democratico che si esprime con il voto. E la primavera italiana afferma con forza una scelta di cambiamento. Milano, Napoli, Cagliari, Trieste, tante città e...Arcore!
Ad Arcore ha vinto una donna che sarà la sindaco anche del Presidente del Consiglio! Certe vittorie sono più simboliche di altre.
Stiamo per ritornare ad essere un paese normale, stanchi di incapacità, di volgarità, di degrado, di arroganza, di furbizia, stanchi di guerra...
E ora dobbiamo andare tutti ai Referendum, il vento del cambiamento deve continuare a soffiare.
La sensazione è che abbia cominciato a soffiare il 13 febbraio con la manifestazione delle donne, la manifestazione delle sciarpe bianche.

sabato 14 maggio 2011

STORIE IN SCENA

Ancora due repliche e si chiude la mia prima ( o unica? chissà?) esperienza come autrice di un testo teatrale.
Il bilancio è positivo. Ho visto lo spettacolo due volte. La sera della prima ero tesa, lo ero per me stessa, lo ero per Carla, l'attrice, per le cantanti, per il regista, ho seguito con una certa ansia, percepivo l'emozione e la tensione sul palcoscenico, percepivo i respiri, i colpetti di tosse in sala. Applausi ( uno anche a scena aperta), pubblico contento. Ci sono tornata, la terza sera e sono riuscita a godermelo.
Fa uno strano effetto " vedere" i propri personaggi, in questo caso si tratta di cinque donne, tutte interpretate da Carla che per ciascuna sceglie un registro diverso.
Nunzia cuce le storie di tutte mentre cuce una trapunta, fatta di tanti quadrati di stoffa, destinata a una bimba. La scenografia è una parete di stoffa, fatta di tante stoffe diverse e di abiti, una parte è un velo sottile oltre il quale c'è il coro delle donne che cantano in diverse lingue e, ciascuna, anche nella lingua delle altre. Cantano anche i trallallero, cantano tutte in genovese e l'autoironia di Yukari, giapponese, che
canta e ride ( perchè il canto e il teatro raccontano la gioia e il dolore, sono catarsi e gioco) è un invito alla speranza come Sofia, la bimba che nella storia una mamma africana "scende" in mare da un barcone regalandole la salvezza e che tante donne diverse culleranno e cresceranno tutte insieme. Perchè la speranza di un mondo diverso per le donne dovrebbe essere "la figlia che cresceremo tutte insieme".

sabato 7 maggio 2011

LA STAGIONE DEL GIARDINO

E' incominciata la stagione del giardino. E' un tempo di speranze. Pulisco il giardino, lo aiuto a scrollarsi l'inverno di dosso, gli affido nuove piante, divento premurosa. Il mio giardino è uno spazio paziente, sopporta la mia passione per le tribù, per le contaminazioni e le differenze, sopporta il mio horror vacui e accoglie l'acero vicino alla mimosa, il ciliegio poco distante da un arancio che è poco distante da un limone e da un kunquat e da un alberello di rose..... Le new entry di questo inizio di stagione sono un prugno, due piante di rose ( una è la rosa bruna da sciroppo!), lavanda e altre piccole piante per gli anfratti, gli angoli, le fessure. Scendo in giardino da una scaletta di tre o quattro gradini, al mattino quando apro le finestre o la sera prima di chiudere, mi piace soffermarmi, lasciar correre lo sguardo da una pianta all'altra, di colore in colore, i verdi, tanti e diversi, il rosa della fucsia, il lilla dell'ortensia, il viola della lavanda, il giallo delle margherite, il bianco delle rose.
Descritto così sembra un giardino da rivista, no, è un giardino improbabile per gli accostamenti e piuttosto disastrato per le scorribande del nostro cane, 40 chili di golden retrivier , un fanatico del lancio della pallina.
Quest'anno ho sperimentato il compostaggio con tanto di compostiera ritirata presso l'AMIU, ho concimato col primo concime prodotto con i rifiuti del giardino stesso e della cucina ( foglie, rametti, bucce di frutta, avanzi di verdura, gusci d'uovo, fondi di the e di caffè). Ora è un giardino sostenibile. La presenza del cane e di diversi gatti mi impedisce di tenere una piccola zona a orto però mi arrangio con microcoltivazioni in vaso: maggiorana, rosmarino,salvia, prezzemolo, fragole,spinacetti,fagiolini nani.
E poi...c'è un grande ciliegio, vecchio e contorto che ogni anno regala a noi e a una colonia di uccelli famelici e chiassosi un bel po' di frutti. Il ciliegio è anche la base aerea del nostro gatto rosso.
La stagione del giardino è piena di promesse, di amici, di chiacchiere, di libri letti all'ombra del ciliegio, della prima pagina della storia che ho in testa e che presto comincerò a scrivere.

domenica 1 maggio 2011

S come SOGNO e come SGOMENTO

Insegno da ventisei anni. Lavorare con i giovani, per i giovani è un privilegio perchè si semina sapendo che saranno loro a raccogliere e , quindi, il nostro lavoro vivrà ancora un po', nel futuro, perchè si ha la possibilità di essere a contatto con il cambiamento, i costumi e le mode, la famiglia e l'amore, le tecnologie, i sogni. Ecco...i sogni. In ventisei anni il sogno comune a tutti i giovani che ho conosciuto all'Accademia di Belle Arti era riuscire a fare un lavoro che appassiona e coinvolge, quello per cui si è studiato, quello per cui i genitori hanno investito del denaro, quello per cui si è lottato contro la famiglia che non capiva, quello per cui ci si è spostati da una cittadina di provincia o da un paese in città, quello per cui si è fatto il cameriere o la baby sitter o il bagnino per pagarsi la stanza fuori sede o comprarsi materiali e attrezzature....Non è facile nè così frequente realizzare i sogni e qualcuno finiva inevitabilmente per fare un altro mestiere, quello che capitava, con un sospiro di rimpianto certo ma con uno stipendio che consentiva di metter su casa, di far famiglia.
Capita che gli ex studenti mi vengano a trovare, capita di incontrarli per strada, con alcuni di loro ho mantenuto un rapporto di amicizia. Chi è più contento, chi più scontento, chi ha figli, chi no, alcuni sono liberi professionisti, altri sono precari...scrivo queste cose e ho in testa volti, situazioni, persone precise.
Da due o tre anni la situazione è cambiata, non solo per i miei studenti, anche per tanti altri studenti che conosco che hanno seguito diversi percorsi di formazione. La parola che mi viene in mente è sgomento.
Vengono e sono sgomenti: non c'è lavoro se non occasionale, non c'è possibilità di previsione. Qualcuno si chiede: rinunciare al sogno o perseverare? La crisi quanto durerà?
Se e quando la crisi finirà i giovani che non sono riusciti a dare continuità alle loro esperienze lavorative in questo periodo, avranno un buco nel curriculum e saranno svantaggiati rispetto ai nuovi laureati, freschi di studi. Se la crisi avrà una lunga durata sarà quasi una generazione ad essere danneggiata.
Sono i giovani che fin da bambini hanno studiato l'inglese, che hanno fatto la scuola delle tre I, che hanno avuto il 3+2, i master, gli workshop e gli stages. Sono i giovani che sono stati educati con l'idea che la formazione rende competitivi sul mercato e che ora non hanno un mercato in cui inserirsi impiegando le loro competenze. La prima generazione, dicono, che non migliorerà rispetto a quella precedente, la prima volta dal dopoguerra.
Traditi da tutte le riforme, da tutte le politiche, traditi e basta.
E' molto difficile parlare con i giovani senza parlare di futuro, è imbarazzante parlare con i giovani senza parlare di sogni, è difficile oggi parlare con i giovani e percepire il loro sgomento.