Un libro spesso nasce non solo da una storia ma da più storie. Per questo quando mi chiedono se Nina, la protagonista di Famiglia: femminile plurale, sono io rispondo che Nina è la somma di tante donne, tra queste donne certamente ci sono anch'io. Nina è al centro di una famiglia allargata; per raccontare la vita, le relazioni, i problemi di questa famiglia ho utilizzato la mia come " laboratorio". Ora che il libro è uscito, che ricevo i primi commenti ecco che escono allo scoperto tante famiglie allargate che si riconoscono, ne ho conosciuto una con una figlia di un primo matrimonio che, nell'adolescenza, ha scelto di vivere per qualche anno con il padre, la sua seconda moglie e i figli nati dal nuovo matrimonio ( proprio come la mia Alice del libro) e con un figlio dislessico ( come Lorenzo)!
Una lettrice mi ha raccontato dei suoi due matrimoni e di un unico figlio con " due padri", un'altra delle tre figlie di padri diversi che ha tirato su da sola, un'altra ancora mi raccontava degli otto nonni di sua figlia, insomma: le famiglie regolari sono tutte uguali ( almeno nella loro composizione poi per fortuna hanno tutte la loro unicità) e le famiglie allargate sono allargate tutte a modo loro. Quella che si allarga più da una parte, o dall'altra, quella che riesce a includere tutti e si allarga in tutte le direzioni ( il tipo più raro), quella che si allarga al femminile o al maschile, quella che si allarga agli amici, ai vicini di casa...L'importante è non irrigidirsi e se c'è bisogno di qualche figura sostitutiva ben venga e allora largo ai non zii, ai finti nonni, alle sorelle d'elezione, alle pseudocugine.
sabato 2 aprile 2011
mercoledì 30 marzo 2011
giovedì 17 marzo 2011
PANE E RISORGIMENTO
Sono cresciuta a pane e Risorgimento. Sì, perchè mio padre, giornalista, aveva una passione per il Risorgimento e ha riversato questa sua passione in ricerche durate una vita, articoli di terza pagina, qualche bel libro. In particolare si è dedicato alle donne che hanno fatto l' Italia: Maria Mazzini, Eleonora Ruffini, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Rosalia Montmasson, Carlotta Benettini, Valentina Giusti e lei...Anita, l'amazzone rossa.
In questo periodo di rinverdimento dell'orgoglio nazionale, di riscoperta del tricolore e dell'inno, di Mazzini e di Garibaldi, in questo periodo di celebrazioni, discorsi, mostre, concerti io, che sono cresciuta con i racconti appassionati di mio padre, con gli eroi romantici, giovani e belli di quell'epoca, con l'idea, che proprio là in quelle passioni, in quel sacrificio, in quegli slanci e in quelle intelligenze ci fosse una radice importante della nostra storia, ebbene in questo periodo io non riesco a sentirmi del tutto a mio agio. Sono d'accordo con l'istituzione della festa nazionale, sono animata da uno spirito antileghista, antipadano, anticarroccio, senza esitazioni. Ho apprezzato, come sempre, il discorso del Presidente della Repubblica.
Sono contenta di essere italiana, sono contenta che nel mio paese ci sia uno straordinario patrimonio di cultura però vorrei essere orgogliosa per le leggi, le risorse, la tutela, la valorizzazione che il mio paese destina alla cultura. E non posso. Vorrei essere orgogliosa per un sistema scolastico efficiente, moderno, al centro delle politiche del governo come investimento sul futuro. E non posso.
Vorrei essere orgogliosa per la capacità di accoglienza, per l'assenza di razzismo, per la capacità di pensare a un futuro con italiani di tutti i colori, di molte lingue e molte religioni. E non posso.
Potrei andare avanti.
E' vero, come dice il nostro Presidente, che occorre un nuovo " cemento per l'unità nazionale", il cemento lo si trova nelle idee e nello slancio comune per sostenerle. Spero- è giusto non smettere di sperare - che questo slancio sia lì, in procinto di svelarsi, di trascinarci tutti per dare ali alle idee e ai desideri : la scuola, il lavoro, i diritti, la cultura....per essere più orgogliosi tutti di essere italiani o di aver scelto di vivere in Italia o di esserci arrivati per i casi della vita ed essersi sentiti a casa.
In questo periodo di rinverdimento dell'orgoglio nazionale, di riscoperta del tricolore e dell'inno, di Mazzini e di Garibaldi, in questo periodo di celebrazioni, discorsi, mostre, concerti io, che sono cresciuta con i racconti appassionati di mio padre, con gli eroi romantici, giovani e belli di quell'epoca, con l'idea, che proprio là in quelle passioni, in quel sacrificio, in quegli slanci e in quelle intelligenze ci fosse una radice importante della nostra storia, ebbene in questo periodo io non riesco a sentirmi del tutto a mio agio. Sono d'accordo con l'istituzione della festa nazionale, sono animata da uno spirito antileghista, antipadano, anticarroccio, senza esitazioni. Ho apprezzato, come sempre, il discorso del Presidente della Repubblica.
Sono contenta di essere italiana, sono contenta che nel mio paese ci sia uno straordinario patrimonio di cultura però vorrei essere orgogliosa per le leggi, le risorse, la tutela, la valorizzazione che il mio paese destina alla cultura. E non posso. Vorrei essere orgogliosa per un sistema scolastico efficiente, moderno, al centro delle politiche del governo come investimento sul futuro. E non posso.
Vorrei essere orgogliosa per la capacità di accoglienza, per l'assenza di razzismo, per la capacità di pensare a un futuro con italiani di tutti i colori, di molte lingue e molte religioni. E non posso.
Potrei andare avanti.
E' vero, come dice il nostro Presidente, che occorre un nuovo " cemento per l'unità nazionale", il cemento lo si trova nelle idee e nello slancio comune per sostenerle. Spero- è giusto non smettere di sperare - che questo slancio sia lì, in procinto di svelarsi, di trascinarci tutti per dare ali alle idee e ai desideri : la scuola, il lavoro, i diritti, la cultura....per essere più orgogliosi tutti di essere italiani o di aver scelto di vivere in Italia o di esserci arrivati per i casi della vita ed essersi sentiti a casa.
giovedì 10 marzo 2011
Il FUTURO
In piazza c'era tutto e anche qualcosa di più. C'erano le magliette con la scritta SE NON ORA QUANDO? C'erano le sveglie, sveglie da negozio del rigattiere, sveglie colorate da bambini, sveglie giganti, sveglie da viaggio. C'erano i cellulari, trillavano già prima dell'ora convenuta perchè tutti facevano le prove e tentavano di selezionare una suoneria realistica " da sveglia" e non il Bolero, il canto del gallo, l'urlo Sioux o il cucù. C'erano l'inno nazionale e Bella ciao, c'era la bandiera italiana e c'erano le fiaccole. C'erano i cartelli per la Libia, la Tunisia, l'Egitto, c'era il nome di una ragazza uccisa da un uomo, c'era la mimosa nella carta argentata. In piazza c'erano le donne del movimento femminista,c'erano le donne che il femminismo per tante ragioni se lo sono perso e ora vogliono dire che ci sono, che anche loro vogliono contribuire, che hanno capito dopo e sono contente di avere un'occasione di partecipare a un nuovo movimento. C'erano le quarantenni e le trentenni e le ventenni e le quindicenni e le bambine. C'erano anche i bambini, i maschi, con le loro mamme e anche qualche papà.
Vedere tante donne giovani mi ha rallegrato, mi sembrava di guardare in faccia il futuro, sì, quello che ha tanti sabotatori, quello che sembra impossibile, deprivato di fondamenta, quello per cui tutte pensiamo si debba ancora lottare. Ieri, in mezzo a tante ragazze, d'improvviso il futuro aveva il viso di Eleonora, di Enrica, di Francesca, di Astrid, di Sara, di Laura.
Il viso di Zenebech, italiana con la pelle nera.
Andiamo avanti, tutte insieme.
Vedere tante donne giovani mi ha rallegrato, mi sembrava di guardare in faccia il futuro, sì, quello che ha tanti sabotatori, quello che sembra impossibile, deprivato di fondamenta, quello per cui tutte pensiamo si debba ancora lottare. Ieri, in mezzo a tante ragazze, d'improvviso il futuro aveva il viso di Eleonora, di Enrica, di Francesca, di Astrid, di Sara, di Laura.
Il viso di Zenebech, italiana con la pelle nera.
Andiamo avanti, tutte insieme.
martedì 8 marzo 2011
MIMOSE e PIANTE GRASSE
Il nostro alberello di mimosa è fiorito d'improvviso qualche giorno fa, un tripudio di giallo per non farsi trovare impreparato per l'8 marzo, e pensare che il nostro è un giardino in ombra però, da quando l'abbiamo piantato, lui ( l'alberello o lei...la mimosa) ce la fa e fiorisce tra febbraio e marzo. Cresce in fretta, comincia protendersi sul giardino, si fa spazio con determinazione, pretende il SUO spazio. " In questo giardino - dice un amico giardiniere - sarà l'albero del domani".
FARSI SPAZIO, CHIEDERE SPAZIO, PRETENDERE/ESIGERE SPAZIO....come la mimosa Ci penso mentre scrivo e ho già la sciarpa bianca al collo per andare alla manifestazione: Flash Mob con la sveglia! Ma cos'è 'sto flash mob ? Chiedeva una signora anziana seduta vicino a me a una riunione di donne. Ascoltava la spiegazione e intanto guardava l'orologio e diceva: benedette ragazze -all'indirizzo delle organizzatrici - due ore che siamo qui, devo andare a preparare la cena, ho lasciato mio marito davanti alla televisione, meno male che oggi si sentiva di starsene un po' da solo, io qui ci dovevo venire, è un momento cara - e mi guardava - che dobbiamo esserci.
Chissà se la troverò in piazza con la sciarpa bianca, chissà oggi suo marito come si sente.
A volte invece della mimosa ho pensato di regalare alle amiche una pianta grassa. Le piante grasse mi commuovono: poca acqua e grande, tenace resistenza poi un fiore meraviglioso. Forse mi identifico però mi capita di pensare alle donne più come piante grasse che come mimose.
FARSI SPAZIO, CHIEDERE SPAZIO, PRETENDERE/ESIGERE SPAZIO....come la mimosa Ci penso mentre scrivo e ho già la sciarpa bianca al collo per andare alla manifestazione: Flash Mob con la sveglia! Ma cos'è 'sto flash mob ? Chiedeva una signora anziana seduta vicino a me a una riunione di donne. Ascoltava la spiegazione e intanto guardava l'orologio e diceva: benedette ragazze -all'indirizzo delle organizzatrici - due ore che siamo qui, devo andare a preparare la cena, ho lasciato mio marito davanti alla televisione, meno male che oggi si sentiva di starsene un po' da solo, io qui ci dovevo venire, è un momento cara - e mi guardava - che dobbiamo esserci.
Chissà se la troverò in piazza con la sciarpa bianca, chissà oggi suo marito come si sente.
A volte invece della mimosa ho pensato di regalare alle amiche una pianta grassa. Le piante grasse mi commuovono: poca acqua e grande, tenace resistenza poi un fiore meraviglioso. Forse mi identifico però mi capita di pensare alle donne più come piante grasse che come mimose.
giovedì 3 marzo 2011
GIU' LE MANI DALLA SCUOLA PUBBLICA !
Mia nonna Rosa era una maestra. Era nata in un paese in provincia di Bari nel 1900. Appena diplomata alle magistrali vinse il concorso con l'assegnazione della cattedra in una paese in provincia di Brindisi. Impensabile che una signorina si trasferisse da sola in un posto sconosciuto, non riuscendo a imporle di rinunciare al posto ( mia nonna era una donna molto determinata e per l'epoca piuttosto indipendente) suo padre le spedì dietro una sorella di qualche anno più grande.
Era orgogliosa di " insegnare nello stato" come diceva lei, orgogliosa dei suoi allievi figli di contadini in Puglia e, una volta trasferita in Liguria, orgogliosa della sua prima classe a Uscio: due bambini di prima, uno di seconda, due di terza, una di quarta, due di quinta tutti insieme in una stanza con una stufa, le sedie in circolo e la lavagna. Raccontava di una classe a Teglia, indimenticabile: 40 maschi!
Insegnare in piccoli centri significava avere un ruolo pubblico, la maestra come il sindaco, il medico e il parroco, era un punto di riferimento. L'esperienza d'insegnamento in diversi quartieri della città l'aveva portata vicina a situazioni sociali diverse e più complesse. Ricordava moltissimi nomi di allievi, teneva ordinate per anno tutte le fotografie di classe. Da vecchia esercitava la memoria recitando le poesie che aveva insegnato, ripassando le date di alcuni importanti fatti storici, risolvendo radici quadrate.
Incominciavo a insegnare, scuole private, e lei diceva: ricordati, è nello stato che devi andare, l'insegnante deve essere statale, la scuola è un servizio pubblico.
Lei si è sempre sentita parte di una categoria che contribuiva alla crescita, allo sviluppo del paese. Aveva seguito il percorso di molti suoi alunni: il tale ora è un medico, quello è avvocato, il tal altro si è messo in proprio...In particolare mi enunciava i successi delle donne che aveva avuto bambine nella sua classe. Si capiva che pensava che un po' fosse anche merito suo.
Al suo funerale - è morta a novantatre anni - c'erano uomini e donne sconosciuti, già maturi, con i capelli grigi. I suoi alunni.
Se fosse ancora qui, il 12 me la porterei alla manifestazione con un bel cartello " Giù le mani dalla scuola pubblica!"
Firmate l'appello per la scuola pubblica
Era orgogliosa di " insegnare nello stato" come diceva lei, orgogliosa dei suoi allievi figli di contadini in Puglia e, una volta trasferita in Liguria, orgogliosa della sua prima classe a Uscio: due bambini di prima, uno di seconda, due di terza, una di quarta, due di quinta tutti insieme in una stanza con una stufa, le sedie in circolo e la lavagna. Raccontava di una classe a Teglia, indimenticabile: 40 maschi!
Insegnare in piccoli centri significava avere un ruolo pubblico, la maestra come il sindaco, il medico e il parroco, era un punto di riferimento. L'esperienza d'insegnamento in diversi quartieri della città l'aveva portata vicina a situazioni sociali diverse e più complesse. Ricordava moltissimi nomi di allievi, teneva ordinate per anno tutte le fotografie di classe. Da vecchia esercitava la memoria recitando le poesie che aveva insegnato, ripassando le date di alcuni importanti fatti storici, risolvendo radici quadrate.
Incominciavo a insegnare, scuole private, e lei diceva: ricordati, è nello stato che devi andare, l'insegnante deve essere statale, la scuola è un servizio pubblico.
Lei si è sempre sentita parte di una categoria che contribuiva alla crescita, allo sviluppo del paese. Aveva seguito il percorso di molti suoi alunni: il tale ora è un medico, quello è avvocato, il tal altro si è messo in proprio...In particolare mi enunciava i successi delle donne che aveva avuto bambine nella sua classe. Si capiva che pensava che un po' fosse anche merito suo.
Al suo funerale - è morta a novantatre anni - c'erano uomini e donne sconosciuti, già maturi, con i capelli grigi. I suoi alunni.
Se fosse ancora qui, il 12 me la porterei alla manifestazione con un bel cartello " Giù le mani dalla scuola pubblica!"
Firmate l'appello per la scuola pubblica
domenica 27 febbraio 2011
A come ADOZIONI
Il presidente del consiglio tenta di rassicurare i cattolici, la Chiesa e tutti quelli che hanno cominciato a pensare che forse lui non è il genere di persona che pensavano fosse ( meglio tardi che mai) e a sentirsi vagamente in imbarazzo per averlo votato. Non sono ottimista e temo che in parte il tentativo riuscirà perchè fa leva su una paura : la paura dell'invasione. Non si tratta dell'invasione degli islamici, o dei rom, o dei cinesi no... quelle sono invasioni temute ma remote, si tratta dell'invasione di campo dei single e dei gay che adottando un bambino potrebbero far famiglia, diventar famiglia essere famiglia.
Ho alcuni amici e amiche ( single, gay ...) che sarebbero, potrei giurarci, meravigliosi padri o madri per un bambino, ricchi di sensibilità, di risorse intellettuali e morali. Incontro spesso due donne, una giovane e una una più anziana, si amano, si vede non solo perchè non temono di mostrare con naturalezza il loro legame ma si vede soprattutto da come si guardano, dai loro semplici gesti, da come camminano e parlano l'una a fianco dell'altra. Insieme a loro qualche volta i figli di una delle due e, da un po' di tempo, un bimbo piccolo, per mano alla donna più anziana o sulle spalle di quella più giovane.
Una domenica, in un paesino al confine con la Francia a un tavolo di una piccola trattoria due uomini, francesi - una coppia - con una bimba vivacissima con la pelle scura. I due uomini parlavano e ridevano, uno dei due ad un certo punto ha tirato fuori da una borsa un biberon e la bimba gli si è accoccolata tra le braccia per mangiare.
Potrei fare un elenco lunghissimo di donne che tirano su i loro figli da sole dopo la rottura di una relazione, di un matrimonio, donne lasciate sole nelle fatiche educative da uomini che non hanno ben interiorizzato la parola responsabilità. E ci sono donne e uomini soli, con un lavoro, un buon equilibrio che potrebbero occuparsi di un bambino. Senza contare che è possibile che questi uomini e queste donne siano inseriti in famiglie allargate, famiglie a maglie larghe con figli di diversi matrimoni, ex mariti, ex mogli, nuovi compagni, fidanzati, padri, madri.
Certo...un sistema a maglie larghe è più difficile da tenere sotto controllo...fa paura perciò si sente la necessità di contrastarlo.
Ho alcuni amici e amiche ( single, gay ...) che sarebbero, potrei giurarci, meravigliosi padri o madri per un bambino, ricchi di sensibilità, di risorse intellettuali e morali. Incontro spesso due donne, una giovane e una una più anziana, si amano, si vede non solo perchè non temono di mostrare con naturalezza il loro legame ma si vede soprattutto da come si guardano, dai loro semplici gesti, da come camminano e parlano l'una a fianco dell'altra. Insieme a loro qualche volta i figli di una delle due e, da un po' di tempo, un bimbo piccolo, per mano alla donna più anziana o sulle spalle di quella più giovane.
Una domenica, in un paesino al confine con la Francia a un tavolo di una piccola trattoria due uomini, francesi - una coppia - con una bimba vivacissima con la pelle scura. I due uomini parlavano e ridevano, uno dei due ad un certo punto ha tirato fuori da una borsa un biberon e la bimba gli si è accoccolata tra le braccia per mangiare.
Potrei fare un elenco lunghissimo di donne che tirano su i loro figli da sole dopo la rottura di una relazione, di un matrimonio, donne lasciate sole nelle fatiche educative da uomini che non hanno ben interiorizzato la parola responsabilità. E ci sono donne e uomini soli, con un lavoro, un buon equilibrio che potrebbero occuparsi di un bambino. Senza contare che è possibile che questi uomini e queste donne siano inseriti in famiglie allargate, famiglie a maglie larghe con figli di diversi matrimoni, ex mariti, ex mogli, nuovi compagni, fidanzati, padri, madri.
Certo...un sistema a maglie larghe è più difficile da tenere sotto controllo...fa paura perciò si sente la necessità di contrastarlo.
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